LA TRAGICA STORIA ITALIANA IN CRIMEA

Oggi il mondo intero conosce la Crimea e sa dov’e’. Ma finche’ la Russia non ha indetto il referendum per l'”annessione”, nessuno o pochissimi sapevano dov’era. A questo proposito, pero’, gli italiani erano gia’ al corrente perche’avevano subito angherie e soprusi delle purghe Stalinane. A questo proposito pubblichiamo uno stralcio dal Mattino di Venezia di Gennaio che annuncia una mostra su questa tragica odissea. Agli italiani di Crimea la polizia sovietica diede soltanto due ore di tempo per fare le valigie. E la possibilità di portare con sé otto chili di bagaglio a persona. Poi l’imbarco su due navi nel porto di Ker› (oggi Ucraina, allora Urss). Due navi dirette verso il Caucaso e, poi, verso i gulag staliniani del Kazakhstan.Ma una delle due affondò quasi subito nel Mar Nero e tutti i deportati italiani a bordo morirono annegati. Era il 29 gennaio 1942.Una data infausta che oggi la minuscola comunità italiana di Crimea (circa 300 persone, discendenti dei pochi sopravvissuti ai terribili lager staliniani) ricorda ogni anno con commozione. Lo fa disperdendo in mare garofani rossi per onorare la memoria di quei deportati. Colpevoli solo di essere italiani. Agli altri italiani, quelli imbarcati sull’altra nave, famiglie intere con bambini piccoli, non andò meglio poiché gran parte di loro morirono di stenti nei gulag. È uno degli episodi dimenticati dalla storia che la mostra “Gli italiani di Crimea – Il genocidio dimenticato” in corso a Venezia ha portato alla luce. Una tristissima pagina di storia, di cui in Italia non si sapeva nulla e che un’associazione culturale di Ker› (la Cerkio, che riunisce la piccola comunità italiana) ha saputo ricomporre facendola diventare il soggetto di una mostra per immagini in corsonella Biblioteca di Ca’Foscari Zattere e aperta fino a domenica. La mostra, che girerà diverse città italiane, è organizzata da Ca’ Foscari Cultural Flow Zone con la collaborazione della Cerkio di Ker›, l’Associazione UomoLibero e il patrocinio della Regione. Curatori: Giulia Giacchetti Boiko, presidente dell’Associazione Cerkio, e Stefano Mensurati, vice direttore di Rai Uno. Tutto iniziò nel XIX secolo quando migliaia di italiani (in particolare pugliesi) accolsero l’invito dello zar e partirono per la fertile terra di Crimea, inserendosi bene nel tessuto locale. L’avventura finì con la Rivoluzione d’ottobre (quando vi furono le prime confische di beni) e poi con la pulizia etnica del 1942 che in breve spazzò via la comunità italiana di Crimea, complici anche freddo, fame e malattie. La mostra, attraverso una serie di pannelli, racconta questa epopea. Propone dei documenti eccezionali, che testimoniano le responsabilità del governo sovietico. Struggenti le foto in bianco e nero di tante famiglie. “Gli italiani di Crimea

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