ARTE E TURISMO ARRIVANO… IN FABBRICA

VENEZIA Prendiamo il mitico stabilimento della Guinness a Dublino. Oppure le distillerie di Whisky che costellano le Highlands o anche quelle più piccole di Gin che sorgono nei paesini della Cornovaglia meridionale. Bene. L’Irlanda, la Scozia e l’Inghilterra hanno un sacco di posti bellissimi da visitare. Eppure, queste tre fabbriche, perché di fabbriche manifatturiere si tratta, attirano milioni (sì avete letto bene: milioni) di turisti paganti ogni anno. E non finisce qui. Perché, tra i turisti, si nascondono insospettabili produttori cinematografici, artisti e, naturalmente, altri imprenditori. Gente che mica torna a casa a guardarsi i selfie fatti con il telefonino (sì, dai, magari lo fa e lo posta pure su Facebook), ma soprattutto che si fa venire delle idee. E che magari poi gira un film di successo ambientato tra reperti di archeologia industriale occupando con la sua troupe gli alberghi e i ristoranti della zona o firma contratti di fornitura che valgono milioni di euro. E questo non garantisce soltanto pubblicità e contratti. Fa di più: imprime un movimento da spirale virtuosa che richiama nuovi (ricchi) turisti, altri imprenditori e altri personaggi del cinema. Insomma, un giro di affari così interessante e promettente da spingere il vice governatore Marino Zorzato a dire che «se impariamo a mettere insieme il turismo e le imprese riusciamo in quello in cui non è mai riuscito nessuno. E rilanciamo il Veneto». Allora un tentativo in questa direzione va fatto. E per farlo, Zorzato ha chiesto a chi i soldi li può mettere sul piatto, cioè agli imprenditori. «Il Veneto non sarà più quello che è stato, ora dobbiamo ripensarlo e ripensarci: mettere insieme manifattura e turismo diventa fondamentale », interviene il presidente di Confindustria Veneto Roberto Zuccato. Ma visto che mescolare bulloni e turisti non è proprio la cosa più facile del mondo, per dare un senso a questa formula alchemica servono reagenti. «Non c’è miglior reagente della cultura», dicono i due ingegneri, uno politico e l’altro imprenditore, firmando un protocollo (quello del box a sinistra) che, complice il recente ArtBonus del governo (il decreto che consente di detrarre dalle tasse il 65% delle donazioni a favore di musei, archivi, biblioteche e teatri), ha il compito di rilanciare il mecenatismo nella nostra regione. «Con lo slogan bello, buono e fatto bene, dal 2011 a oggi, nonostante la crisi, hanno già aderito al primo protocollo del progetto Impresa e Cultura trecento aziende», continua Zuccato. E lo scopo adesso è quello di replicare il modello di Valdagno e Schio dove i soldi dei mecenati hanno permesso di riconvertire vecchie architetture industriali che oggi ospitano musei della manifattura, eventi culturali e feste private o il modello di villa Foscarini Rossi sulla Riviera del Brenta dove il museo della scarpa è capace di attirare ogni anno centinaia di designer in cerca di ispirazione, il museo vinicolo della famiglia Zonin, quello del maglio di Breganze, quello del caffè Dersut o, e qui si tratta di una fabbrica riconvertita in hotel a 5 stelle, il caso del Molino Stucky a Venezia. Ora però, con il nuovo protocollo, si può fare ancora di più: nel nome della Bil, la bellezza interna lorda, motore del turismo e della produzione di qualità, da oggi le imprese potranno adottare intere ville venete, finanziare collezioni artistiche e puntare sulla bellezza delle loro fabbriche per attirare investimenti. Perché, va detto: la fabbrica della birra Guinness di Dublino nel 2012 è stata visitata da 1.025.000 di vistatori. La cappella degli Scrovegni a Padova da 356.471. I calcoli sono facili. (dal Corriere del Veneto)

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