NEGRAR E CUSTOZA: IL TANDEM DELL’ENO CATULLIANO

di Enrico Andreoli

NEGRAR, CUSTOZA (VR) 18 Novembre 2015 Amarone. Un coro unanime si leva a San Pietro in Cariano, a nord di Verona, durante l’Amarone Day in occasione della Giornata dell’Assaggiatore (tenutasi lo scorso mese di settembre) organizzata dall’ONAV (Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino) in collaborazione con il Consorzio Tutela Vini Valpolicella: l’Amarone non può essere copiato. Di tale avviso è il Presidente consortile, Christian Marchesini, così come Vito Intini, Presidente Nazionale ONAV, il quale aggiunge «E’ un’icona. Per questa giornata le richieste di iscrizione hanno doppiato il numero dei posti disponibili, a dimostrazione che questo vino e il suo territorio sono centrali negli interessi degli assaggiatori». La vendemmia del «Rosso Principe» si è attestata sull’ordine delle 13 milioni di bottiglie (simile a quella del 2007). Numeri unici al mondo. 7.415 ettari dedicati nel 2014 alla produzione con un aumento di altri 200 nel 2015; 2.347 aziende agricole presenti; 1.698 firm che producono uve destinate all’Amarone; 275 quelle che imbottigliano; 213 quelle che detengono tutta la filiera (dal vigneto, alla vinificazione, all’imbottigliamento); 388 i fruttai per l’appassimento delle uve controllati dall’ente di certificazione per la perfetta tracciabilità. Per la sua produzione occorrono in via obbligatoria tre cultivar (varietà di piante coltivate): la Corvina che conferisce struttura e colore, il Corvinone (inserito nel 1990) e la Rondinella. Puntualizza Alberto Franchi, responsabile tecnico del Consorzio «E’ ammesso il 3% di vitigni non locali, mentre il 97% dei vitigni deve essere autoctono». «Con un’annata come questa» asserisce Enzo Corazzina, noto agronomo «la maturazione è migliore. I terreni sono soprattutto calcarei, ben seguiti in fase di reimpianto con progetti specifici, come la messa da parte del terreno superficiale per poi essere ridistribuito dopo la sistemazione della terra sottostante» Infine l’enologo Luigino Bertolazzi, Presidente della Sezione Veneto Occidentale di Assoenologi «L’Amarone è un vino d’elite, ma non elitario in quanto le dimensioni di volume sono di alto livello. Ma per vinificarlo bene è necessario usare tecniche artigianali in un contesto territoriale variegato. E’ un fenomeno commerciale perché il prodotto è identificato, è l’identità di un territorio in cui fin dai tempi dei Romani qui si produceva vino». Una sequela di elogi ben giustificata. Negrar. Spostandoci un po’ più a est, giungiamo in un luogo recentemente insignito di un nobile riconoscimento enologico: la Cantina Valpolicella di Negrar. La rivista americana Wine Advocate di Robert Parker (www.erobertparker.com) ha recensito 8 vini della Cantina (diretta da Daniele Accordini), concedendo il massimo punteggio all’annata 2008 Amarone Espressioni; un progetto della Cooperativa orientato alla scoperta della diversità e originalità delle vallate della Valpolicella classica. Il magazine, su una vetta di graduatoria di 100, ha assegnato 92 punti all’Amarone Mazzurega (Fumane), 91 all’Amarone Castelrotto (San Pietro in Cariano), 89 al San Rocco (Marano di Valpolicella), 88 al Monte (Sant’Ambrogio) e Villa (Negrar). Recensiti inoltre il Valpolicella Classico Superiore DV Verjago 2009 (88), l’Amarone Classico DV 2011 (88) e il Ripasso Classico Superiore DV La Casetta 2011 (87). Il vantaggio della Cantina è quello di avere vigneti in tutte e cinque le ‘vallate storiche’ (circa 700 ettari per 230 soci), rendendo possibile i diversi cru (vale a dire i vigneti che producono uve di alta qualità) Amarone, forieri il nome dei vitigni di produzione. Custoza. Scendiamo tra i declivi a est del Benaco. Vendemmia 2015. Parzialmente sostenibile. Su un quarto della superficie rivendicata (300 ettari su 1.200 totali) il Consorzio di Tutela Vino Custoza Doc (riunente una settantina di cantine e circa 100 produttori distribuiti in sette Comuni) ha coordinato (assieme al Centro Studi Agrea di San Giovanni Lupatoto, a sud di Verona) il plan di controllo della tignoletta dell’uva con il metodo della confusione sessuale. «Un significativo vantaggio ambientale, una notevole diminuzione della popolazione di tignoletta che permette alle aziende di evitare trattamenti insetticidi» Chiara Turazzini – agronoma e responsabile tecnico del Consorzio – dixit. La denominazione fattura circa 30 milioni di Euro, destinando solo il 30% dell’imbottigliato. La fascia più alta si dirige oltreconfine (Germania, Gran Bretagna e USA), mentre la maggior parte del bianco viene ancora assorbito dalla GDO (Grande Distribuzione Organizzata) locale e distribuito prevalentemente nel Nord Italia. «In questo periodo si stanno rivelando promettenti il Giappone, la Corea del Sud e i Paesi dell’Est Europa, come la Slovenia e la Polonia» afferma Costantino Gabardi, consulente del Consorzio per la promozione e il marketing. Continua imperterrita e costante la pedalata di questo tandem (Negrar e Custoza) enologico scaligero che unentesi idealmente e visivamente esporta l’immagine e la produzione della Terra di Catullo e della landa degli antichi “Enéti” (oggi Veneti) all’interno del velodromo vitivinicolo mondiale. La coppia veneta continua i suoi giri. “Il vino eleva l’anima e i pensieri, e le inquietudini si allontanano dal cuore dell’uomo”, così recitava il tragico Pindaro (518 a.C. – 438 a.C.). E gli avversari del “duo” catulliano – nell’anello velodromico – si allontanano.

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